Il grande equivoco della prevenzione
Il primo di questi incontri è dedicato a una parola chiave per la sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale e, più in generale, della nostra società: la prevenzione. Con una popolazione sempre più anziana, senza che l’aumento della longevità si accompagni a un prolungamento del tempo in buona salute, alleggerire il carico di malattia è più urgente che mai. Occorre quindi puntare su interventi individuali e collettivi che permettano, da un lato, di ridurre il rischio di ammalarsi, e dall’altro di individuare, prima che si manifestino i sintomi, le condizioni in cui una diagnosi precoce fa la differenza. Questo giusto concetto di prevenzione è tuttavia degenerato in una corsa a visite, controlli e check-up senza basi scientifiche, che gonfiano la spesa sanitaria, allungano le liste d’attesa e a volte mettono paradossalmente a rischio la salute degli individui. A parlarcene sarà Roberta Villa, giornalista scientifica di salute e sanità, autrice di “Cattiva prevenzione. I pericoli del consumismo sanitario”, Chiarelettere 2025.
Presentazione del libro Cattiva prevenzione
La buona prevenzione è quella che fa bene. E di cui possiamo dire che fa bene non perché ce lo raccontano un’influencer o l’amico del calcetto, ma perché studi scientifici hanno dimostrato che chi si sottopone a certi controlli o mette in pratica alcuni comportamenti ha un rischio minore di sviluppare una o più malattie, di stare male, di morire prima del dovuto. La definizione non è così ovvia, se si pensa che nel linguaggio comune sotto il cappello della prevenzione si considerano usualmente check-up annuali, visite specialistiche, indagini eseguite all’interno di “pacchetti personalizzati”, tutte misure di cui non c’è alcuna prova di efficacia. Anzi, questo eccesso di “cattiva prevenzione”, fatta di prestazioni inutili o inappropriate, innesca spesso catene di accertamenti ognuno dei quali può fornire risultati dubbi, che a loro volta richiedono ulteriori indagini, in una spirale di ansia, di fastidi, di effetti indesiderati, oppure in una falsa rassicurazione che non corrisponde alla certezza di essere davvero sani. Il tutto si traduce in un sovraccarico e in un allungamento delle liste di attesa per chi ha davvero bisogno di un test, oltre alla crescita incontrollata della spesa sanitaria “out of the pocket”, a carico del cittadino, o del Servizio Sanitario Nazionale, quando vi si riesce ad accedere.
Laureata in medicina e chirurgia e da oltre trent’anni giornalista di salute, Roberta Villa ha via via collaborato con le maggiori testate nazionali ed è molto nota sui social media, soprattutto per la sua attività di comunicazione nei primi mesi della pandemia. Collabora al progetto di contrasto alla disinformazione sulla salute della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (FNOMCeO) chiamato “Dottore, ma è vero che”. Tiene una rubrica ("Si dice in Villa") per Univadis Medscape ed è autrice di una newsletter su Substack chiamata Fosforo e miele. Il suo ultimo libro è “Cattiva prevenzione”, Chiarelettere 2025.